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Note a margine

Umberto Santino

Note a margine
Giorno + giorno –

Domenica 25 giugno 2006

Il silenzio di Dio e le responsabilità dei cristiani. Sull’inserto libri del quotidiano “Il Sole-24 ore” vengono pubblicati stralci dell’introduzione del teologo Gianfranco Ravasi a un libro di papa Benedetto XVI, dal titolo Svegliati! Non dimenticare la creatura. In realtà non è un libro, è il testo del discorso pronunciato dal papa il 28 maggio durante la visita ad Auschwitz, in cui si interrogava sul silenzio di Dio di fronte a tanto orrore.
Qualcuno ha osservato che invece di interrogarsi sul silenzio di Dio (domanda che rimane senza risposta, almeno per i credenti, per i quali Dio è un mistero insondabile e nessuno ha il diritto di chiedergli conto e ragione del suo comportamento, come già si leggeva nel libro di Giobbe; mentre per i non credenti la risposta è più semplice: Dio taceva, allora come sempre, perchè non esiste), il papa avrebbe fatto bene a parlare del comportamento della chiesa cattolica e delle responsabilità del cristianesimo nei suoi duemila anni di storia.
L’antisemitismo non lo ha inventato Hitler, ma è stato teorizzato e praticato dal cristianesimo che considerava gli ebrei assassini di Cristo e anche dopo che il Concilio Vaticano II ha tolto dalla liturgia cattolica l’espressione perfidi Judaei non si è voluta fare chiarezza sul ruolo della Chiesa, tutta e non solo di Pio XII. E le responsabilità non sono solo dei cattolici. Lutero sugli ebrei ha scritto cose che destano invidia anche per l’autore di Mein Kampf. Si legga quanto scriveva nel 1543 nel libello Von den Juden und ihren Lügen (Degli ebrei e delle loro menzogne): “Perciò sappi, caro cristiano, e non avere dubbi a riguardo, che, subito dopo il diavolo, tu non hai nemico più acre, più velenoso, più acceso di un vero ebreo”. Gli ebrei sono “cani sanguinari e assassini dell’intera cristianità… Essi, infatti, sono stati spesso bruciati perché accusati di aver avvelenato l’acqua e i pozzi, di aver rapito bambini, di averli accoltellati e fatti a pezzi, in modo da soddisfare segretamente la loro malvagità con il sangue cristiano” e i cristiani sono “colpevoli di non averli uccisi”.

Mafia e partiti di sinistra. Nei giorni scorsi è stato arrestato, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, il sindaco Ds di Campobello di Licata Calogero Gueli, che avrebbe concesso appalti alle cosche mafiose del paese, in provincia di Agrigento.
Per anni l’ambientalista Beppe Arnone, ha parlato di questi rapporti ma è stato emarginato. Ora il segretario regionale dei Ds, da poco viceministro nell’affollatissimo governo Prodi, interviene a difesa di Gueli, con la formula di rito: siamo sicuri della sua innocenza, il partito è sano, è stato e continua a essere una roccaforte antimafiosa, confidiamo nella giustizia. A destra il segretario regionale di Forza Italia propone che venga adottato un codice etico, dopo che il suo partito ha candidato e fatto eleggere personaggi sotto processo per mafia, qualcuno anche condannato in primo grado.
Che la mafia non abbia ideologia e vada dove c’è il potere dovrebbe essere scontato. Finora è stata con i partiti di centrodestra perché da gran tempo detengono il potere, potrà andare anche a sinistra se il potere si sposta da quella parte. Ed è vano ricordare una storia che fa parte ormai dell’archeologia. E per accorgersi di quel che accade non bisognerebbe attendere la magistratura ma arrivare prima, mentre le cose avvengono e non quando sono già avvenute.

Mafia e antimafia. In seguito alla pubblicazione degli atti dell’inchiesta “Gotha”, che ha portato agli arresti dei giorni scorsi, dopo la decifrazione dei pizzini di Provenzano, che hanno permesso di ricostruire l’organigramma attuale di Cosa nostra, fatto di personaggi vecchissimi che non si capisce come e perché fossero a piede libero (in realtà si capisce: le pene per l’associazione mafiosa sono irrisorie e presto i condannati ritornano liberi cittadini), è venuto fuori che qualche mafioso ha consigliato a imprenditori estorti di camuffarsi iscrivendosi a un’associazione antiracket. Qualche mafiologodaquotidiano grida alla novità: la mafia che si traveste da antimafia, non era mai accaduto!
In realtà è accaduto da sempre, almeno da quando c’è la mafia. Al tempo dei Fasci siciliani i mafiosi hanno costituito qualche fascio e successivamente hanno formato delle cooperative per tentare di cavalcare la protesta e mimetizzasi. Quello che non è mai accaduto e forse non accadrà mai è che i mafiologidaquotidiano prima di scrivere, trovando novità a ogni passo, leggano qualche libro serio e non si limitino a rileggere i loro libri.

Consigli a sinistra. Piovono dalle pagine di “Repubblica Palermo” consigli a Rita Borsellino e all’Unione siciliana, reduci dalla sconfitta alle elezioni regionali. In sintesi: invece di perdere altro tempo con cantieri per il programma e robe del genere si affiliino al costituendo Partito democratico o alla Sinistra europea.
Il Partito democratico è un’invenzione a tavolino, che risponde all’esigenza primaria di dotare di partito il solitario Romano Prodi e dovrebbe mettere insieme storie diverse, alquanto eterogenee, a cominciare da Margherita e Ds, cioè ex democristiani ed ex comunisti, più una serie di partitini e personaggi assortiti. L’unica strada se si vuole che il centrosinistra vinca per davvero e impari a governare è che si formi una coalizione seria, con alcuni punti programmatici essenziali realmente condivisi e non un’armata Brancaleone, un puzzle incollato con la saliva. Un partito sarebbe una gabbia troppo stretta con la tentazione continua di aprire la porticina e volare via. E non è una novità che le unificazioni che dovrebbero essere almeno delle somme spesso si riducano in sottrazioni. Chi scrive ne ha vissuta più d’una e quando si credeva che 2+2 dovesse fare 4, il giorno dopo si doveva constatare che aveva fatto 2 e mezzo o al massimo 3.
Quanto alla Sinistra europea francamente non se se sia possibile mettere insieme realtà che già stentano a convivere nelle attuali aggregazioni del parlamento di Strasburgo.
Un consiglio l’avrei anch’io. Se l’Unione, o le sinistre, vogliono avere un ruolo in Sicilia si pongano il problema di costruire una presenza territoriale diffusa e radicata che metta al centro il problema del lavoro e dell’occupazione. Se non si sanno affrontare questi problemi non solo ceti alti e medi più o meno classificabili come “borghesia mafiosa” ma anche strati popolari continueranno a votare centrodestra, perché trovano qualcosa da rosicare in quella mangiatoia che si chiama sistema clientelare, prima democristiano e ora targato Udc e Forza Italia (con lo strapuntino dei sicilianisti-leghisti nati in quel di Catania).

Il dito e la luna. È la solita storia: il dito che indica la luna e gli occhi che guardano il dito e non la luna. Le intercettazioni telefoniche sono di nuovo sotto tiro. Prima Ricucci e i furbetti del quartierino, poi Moggi e il calcioadelinquere, ora un certo Savoia e la corte di faccendieri-prosseneti più portavoci e consorti di “postfascisti” insigni. Il problema non è questo mondo che viene a galla, più maleolente di un vespasiano, ma la pubblicazione delle intercettazioni. Dovrebbe essere assodato: se le trascrizioni delle intercettazioni sono contenute in atti pubblici, come un mandato di cattura o una sentenza, non c’è nulla da dire, a parte la civiltà e il buon gusto di che le pubblica con l’intento di guardare e fare guardare nelle alcove, anche quando si tratti dei divani di un ministero, invece di fare un lavoro corretto di informazione. Se sono violazioni di segreto istruttorio sono reato e andrebbero punite adeguatamente, non con una multicina ridicola.
Ma più che prendersela con chi pubblica (cane non mangia cane) in realtà sotto tiro sono le inchieste quando riguardano certi ambienti. Le intercettazioni sono necessarie se si vogliono colpire criminali e complici – ma ci si dovrebbe limitare a trascrivere quelle che interessano l’inchiesta – e questa realtà che viene ripresa in diretta non sorprende ma è ugualmente penosa e disgustosa. E non riguarda soltanto qualche singolo personaggio. Alla Rai si entra così, dice più d’uno. Certo, se i programmi Rai sono ridotti come sono ridotti, con larga esibizioni di seni e sederi, non c’è niente da fare. Ma è proprio detto che la Rai non possa fare altro che puttanate e reality? E che Mediaset, anche quando trasmette spot scorrettissimi, come nel caso del referendum costituzionale, debba farla franca e continuare ad essere quella che è stata finora, cioè una dispensatrice di volgarità e una macchina di stupidificazione?

Grandi opere e rischio-morte. Ieri nel cantiere per l’autostrada Catania-Siracusa è crollata una rampa ed è morto un operaio: Antonio Veneziano, di 25 anni: Lavorava da tre giorni. Altri due operai sono in gravi condizioni. Il presidente della Repubblica ha dichiarato: è inaccettabile e sono fioccate le dichiarazioni con gli annunci delle immancabili commissioni d’inchiesta.. I giornali di oggi danno le cifre dei morti per incidenti di lavoro: nel 2003 1.394 morti, nel 2004 1.278, nel 2005 1.195: un bollettino di guerra.
Qualcuno dice a mezza bocca una verità che andrebbe gridata a tutta pagina: se le grandi opere debbono farsi con il general contractor, libero di dare subappalti a chicchessia, se il problema è ridurre i costi e fare in fretta non ci vuol molto a capire che il rischio-morte è compreso nel contratto. Le commissioni d’inchiesta questo non lo dicono o se lo dicono non riescono a cambiare di una virgola le “leggi del mercato”.

Comunismo nel 2000. Armando Cossutta si è dimesso dal Partito dei comunisti italiani. Ci saranno problemi personali, ma recentemente aveva dichiarato che si doveva archiviare la falce e il martello. Un ex dirigente di Rifondazione ha abbandonato il partito e ha fondato un Partito comunista dei lavoratori. “Il manifesto”, che continua a portare la dicitura “quotidiano comunista”, è di nuovo in crisi e oggi Valentino Parlato scrive che il giornale vende una merce che non c’è più: il comunismo.
Il problema non è solo il crollo, o l’implosione, del cosiddetto socialismo reale, ma il venir meno di una prospettiva che ha segnato più di un secolo, di grandi lotte e di importanti conquiste. E non mi pare che si sia riflettuto seriamente su un problema di fondo: dove si è conquistato il potere la dittatura del proletariato è stata solo un’odiosa e stupida dittatura, fatta di burocrati imbecilli e capi sanguinari, che hanno oppresso le masse dei lavoratori trasformandoli in sudditi, abolendo sindacati e partiti, tanto erano loro al potere! Altro che l’elisione dello Stato, con le cuoche che governano! Ora gli ex paesi socialisti sono in coda, non hanno nessuna cultura democratica e per accumulare qualcosa scoprono la mafia. Tutto questo, cioè la dittatura che fonda una democrazia partecipata, più democratica di quella liberal-borgese, è morto e sepolto, fa parte delle discariche della storia. Se proprio si vuole mantenere quel nome, si dica chiaramente che il superamento della democrazia borghese si può effettuare solo con più democrazia, non con l’uccisione della democrazia, e con il soddisfacimento pieno dei bisogni, non con i lavori forzati e il gulag o il manicomio per i dissidenti.
Di questo non si parla, come se fosse scontato e sottinteso. Rifondazione comunista non so cosa abbia rifondato. Tra un forum e un portaaporta, una caricatura di esproprio proletario e la scoperta dell’uso alternativo dello sfintere, sempre passando per portaaporta, ha contribuito ad aprire la strada a Berlusconi e a una destra impresentabile. E ora rischia di rendere difficilissima, se non impossibile, l’azione del governo Prodi (che è già balbettante e contraddittoria di suo). Quanto ai comunisti italiani non mi pare che Cossutta rappresentasse un tentativo di innovare, era soltanto l’icona di una storia conclusa. E gli altri non li vedo particolarmente impegnati in un’opera di ricostruzione dalle macerie.
“Il manifesto” ha svolto un lavoro insostituibile di riflessione, più che di informazione (per esempio, di mafia e dintorni non ha mai capito molto, ricordo la notiziola per annunciare l’assassinio di Peppino Impastato, a cui per anni non è seguito molto di più), ma ha avuto sempre molta puzza sotto il naso.
Mi chiedo: è ancora il caso di usare un sostantivo e un aggettivo in cui pare di risentire l’eco delle Coefore di Eschilo: i morti i uccidono vivi? Abbiamo bisogno di altri progetti. Di altre parole.

Sul calcio. Il commissario tecnico della nazionale ha dato degli “stronzi” ai giornalisti che gli chiedevano la formazione della squadra per la partita con l’Australia. Il calcio non cessa di avvilirci. Da tempo non è più uno sport, è solo un pessimo spettacolo degno dei ludi gladiatori, un business che segue le regole di tutti i business, intrecciando corruzione e malaffare, un mito per lo stordimento di masse minacciose e fanatiche, un’ossessione mediatica.
Se si vuole tornare a qualcosa che somigli a una pratica sportiva, non vedo altra strada: abolire il calcio professionistico, archiviare il mercato dei piedi. Ogni paese e ogni città abbia la sua squadra, formata da residenti, e invece di costruire orrendi colossei si facciano campetti di paese e di quartiere. Sarebbe anche il modo di rendere meno invivibili i centri abitati.
Lunedì 26 giugno

Referendum costituzionale. Ha vinto, a stragrande maggioranza, il NO. Più del 61 per cento dei votanti ha respinto ai mittenti, al ducetto di Arcore, agli irredentisti con elmo bicorne della Val Brembana e ai costituenti di Lorenzago, la controriforma costituzionale. La Vandea d’Italia è ristretta alla provincia lombardo-veneta (ha vinto il NO a Milano e a Venezia, ma pure a Treviso, culla del patriota padano Gentilini, il cristianissimo che propone di usare gli immigrati musulmani come leprotti per le esercitazioni dei cacciatori). Gran parte dei votanti ha perfettamente capito che non si trattava solo di un pasticcio, com’è stato impropriamente definito, ma dell’avvio di un regime, in cui la secessione leghista camuffata da devolution (un’espressione ridicola, che si spera definitivamente abrogata) si sposava con lo strapotere del primo ministro, travolgendo un principio fondamentale della Costituzione: l’equilibrio dei poteri. Una rivincita orchestrata da chi con la Costituzione democratica e antifascista non ha niente a che fare o era stato frontalmente contro: leghisti, forzisti, fascisti ripuliti con l’acqua di Fiuggi.
Anche in una roccaforte del centrodestra, come la Sicilia, il NO è stato fortissimo (69,9 per cento). Finché si tratta di campare con le risorse del clientelismo di Cuffaro, passi, ma intrupparsi nelle armate di Bossi e Berlusconi è sembrato davvero troppo. Emblematico il voto di Ragusa: il sindaco è di Forza Italia, risultato scontato dopo i litigi nel centrosinistra, ma il NO nel capoluogo e in provincia vola al 70,3 per cento.

Ha vinto l’Italia! Nei minuti di recupero, dopo una partita dominata dall’Australia, con il suo gioco sonnacchioso e inconcludente, e dopo alcune occasioni sciupate, ha vinto l’Italia con un rigore (ma c’era?) conquistato dall’arrembaggio di Grosso e calciato dal redivivo Totti (cucchiaio o non cucchiaio? Nuova versione dell’essere o non essere?). Si dice: una squadra che fa soffrire e sa soffrire. Non si dovrebbe dire: una squadra che gioca un pessimo calcio e fa di tutto per complicarsi la vita? Ed è proprio necessario trasformare una partita in un’epopea garibaldina?
Martedì 27 giugno

Abolire la guerra. Gino Strada risponde a chi lo considera un utopista, e definisce l’abolizione della guerra un’utopia di sinistra, citando Einstein e Russel che nel 1955 scrivevano: “l’abolizione della guerra è la prima garanzia di futuro per l’umanità e il pianeta”.
Con la fine del confronto tra le due superpotenze a colpi di testate nucleari il pericolo di un suicidio planetario sembra allontanato. Ma la guerra non va abolita perché le attuali capacità tecnologiche di distruzione di massa produrrebbero una catastrofe mondiale; questo significherebbe mettere al bando soltanto il ricorso al nucleare. Sarà, o sembrerà utopistico, ma finché non avremo imparato che qualsiasi conflitto si può risolvere senza ricorrere a quella forma di omicidio legalizzato e di mafia istituzionalizzata che si chiama guerra, anche con i fucili, le spade e i punteruoli, non si vede proprio come possiamo autodefinirci civili.
Venerdì 30 giugno

Tanto peggio… Lidia Menapace cerca di convincere gli 8 senatori che hanno annunciato che voteranno contro il decreto sull’Afghanistan, ammonendo su un esito prevedibile: lo scivolamento a destra del governo. In realtà si profila una crisi che porterebbe ben presto alla caduta del governo e alle elezioni, con il probabile ritorno di Berlusconi.
Gli 8 senatori in linea di principio hanno ragione ma dovrebbero sapere dove si va a parare. Resta da sapere se, al di là delle sigle di appartenenza, il partito in cui si riconoscono è quello del “tanto peggio tanto meglio”. Ma la politica estera del governo darà segnali concreti di “discontinuità”?

Una giornalista svizzera telefona per disdire un appuntamento. Deve andare a Gaza. Le ho augurato buon lavoro. Palermo può attendere.
Domenica 2 luglio

Vincitori e vinti. Quando infuriava la polemica sul romanzone di Dan Brown e sul film di Ron Howard qualcuno ha pensato di tagliare la testa al toro con un giudizio sibillino: i testi sul santo graal e i vangeli apocrifi, a cominciare da quello pubblicizzatissimo di Giuda, che rischia di essere un altro bestseller, non sono scientifici.
Ci si può chiedere: ma i vangeli canonici, ritenuti ispirati dallo Spirito santo, lo sono?
Sia gli uni che gli altri sono testi scritti per fondare e diffondere un credo religioso e si collocano al di fuori della scientificità. Richiedono atti di fede, non verifiche storiche. È un atto di fede credere nella versione di Giuda sul “tradimento a richiesta”, come è un atto di fede credere nella verginità di Maria e nella resurrezione di Cristo. L’unica differenza è che i vangeli apocrifi sono i vangeli dei vinti, quelli canonici sono i vangeli dei vincitori.

Liberalizzazioni. Il governo Prodi ha sfornato una serie di liberalizzazioni. Da oggi in poi aspirina libera, pane libero, taxi libero, se i tassinari non fanno la guerra civile. Tutto questo per decreto, come se gli italiani non aspettassero altro.
Nel centrodestra c’è chi si morde le mani, sentendosi scavalcato dal centrosinistra. Ma il governo Berlusconi non era liberista, faceva solo gli interessi del capo, che era tutt’altro che un liberale. Il centrosinistra invece tiene a dimostrare di esserlo e viene la tentazione di riesumare vecchie analisi sulle due destre. Con la differenza che una è assolutamente impresentabile, l’altra si può portare in giro. Tutto qui?

4 luglio. In attesa della sfida del millennio, tra Italia e Germania, si affilano i coltelli e si saggiano le spade. Ha cominciato “Der Spiegel”, definendo gli italiani mammoni e parassiti. La risposta: cambiate testate, chiamatevi “Der Stronzen”. Si è continuato con vecchi insulti, riesumando il peggio delle storie patrie. Poi si è tentato di darsi un tono, richiamando Bach e Vivaldi, Brecht e Strehler, ma pure fascismo e nazismo (Mussolini ha indicato la strada a Hitler). E qualcuno ha ricordato che la settimana scorsa i tedeschi hanno abbattuto un orso che aveva il grave torto di essere italiano e di avere passato il confine senza chiedere permesso. Sul piano sportivo gli italiani hanno la meglio, sciorinando vittorie che fanno parte delle glorie nazionali, più delle giornate di Milano o dei Vespri siciliani.
Il 4 luglio sarà una data storica. Sarà un Bollettino della Vittoria o una Caporetto?

Referendum. Creazionisti o darwinisti? Altra polemica un po’ sfiorita ma pronta a riprendere.
Si potrebbe fare un referendum. Chi vincerebbe tra il creatore e la scimmia? Possono partire i sondaggi.

Bambini nel terzo millennio. Non passa giorno che non giungano notizie sulla sorte di bambini di entrambi i sessi. C’è l’imbarazzo della scelta: stuprati, seviziati, strangolati, fatti a pezzi per venderne gli organi, o bene che vada usati come schiavi, come prostitute/i o come accattoni. Dai tempi di Swift le cose sono cambiate, in meglio. Che idea mangiare i neonati, quando allevati con modica spesa possono essere utilizzati in mille modi, con soddisfazione di pedofili o di genitori emuli di Saturno…

 

Martedì 4 luglio

Italia-Germania 2 a 0. Adesso non basta Armando Diaz. Ci vogliono Dante o Omero!
In compenso per Calciopoli si annuncia una Caporetto.
Giovedì 6 luglio

Duce duce! Con questo grido i tassisti in marcia su Roma, per protestare contro il decreto sulle liberalizzazioni, hanno accolto l’ex ministro Alemanno. Il giorno prima aveva dichiarato: “avremmo dovuto farlo noi”. Ma per un postfascista è difficile resistere al richiamo dei tempi eroici.

Fiducia. Palazzo Chigi ha dichiarato che ha fiducia nei servizi segreti. Dopo i fasti della P2 i nostri 007 non hanno perso occasione per dimostrare quanto hanno a cuore la sovranità del nostro paese. L’ultima disavventura di cui si ha notizia riguarda il sequestro dell’ex imam di Milano Abu Omar. Il 17 febbraio del 2003 camminava per strada quando è stato bloccato e costretto a salire su un’auto. Poi l’hanno trasportato nella base Usa di Aviano e quindi nella base di Ramstein in Germania e da qui su un aereo della Cia è stato spedito al Cairo.
Ieri sono stati arrestati il vicecapo del Sismi Marco Mancini e il generale Gustavo Pignero, suo ex capo. L’incriminazione: concorso in sequestro di persona. E il capo del Sismi, Nicolò Pollari, non ne sapeva niente? Il vicecapo nascondeva tutto al capo? E il governo del tempo era all’oscuro? E, illegalità per illegalità, viene fuori che due giornalisti, D’Avanzo e Bonini di Repubblica, erano intercettati e pedinati. Un altro, Farina di Libero, avrebbe fatto da informatore.
In questo clima da paese sovrano e democratico, in cui la Cia, con l’aiuto dei servizi italiani, compie un sequestro di persona degno della migliore tradizione mafiosa, giunge opportuna la dichiarazione del governo che finge di bere la dichiarazione del Sismi che ha ribadito la sua “totale estraneità alla vicenda”. ARCANA INTELLEGO: è il motto dei servizi, che anglicamente si definiscono intelligence. L’intellegere consiste nello svelare i segreti o nel crearli e tenerli ben chiusi nei cassetti?
Non mancano commenti lucidi e divertenti. Gli americani: troppi antiamericani nel governo! E l’ex presidente della Repubblica Cossiga, minacciato sui un sito web islamista, se la prende con il procuratore Spataro che ha il grave torto di condurre l’inchiesta: se mi ammazzano le sue mani saranno macchiate di sangue!
Il melodramma continua e non si sa se finirà e come andrà a finire.

È morto il signor Enron? Ieri è morto d’infarto Kenneth Lay, il manager dell’Enron, la società al centro di quello che viene definito “uno dei più gravi crac della storia di Wall Street” e “il più grande scandalo Usa”, amico e sponsor elettorale di George W. Bush. Rischiava 165 anni di carcere. Bancarotte e falsi in bilancio negli Stati Uniti sono considerati reati gravi e puniti di conseguenza. In Italia, con Berlusconi, sono passati tra i peccati veniali, prova di furberia più che di capacità a delinquere. Ma il colossale imbroglio etichettato come Enron ha e può avere molti altri nomi. È una delle tante incarnazioni di un fenomeno che si chiama finanziarizzazione, altrimenti denominato “finanza barbara” o “denaro impazzito”, ma non si vede cosa c’entrino i barbari e cosa c’entri la pazzia. E’ il capitalismo postmoderno, lucidamente proteso verso la massimizzazione del profitto. Solo che, oltre a un certo limite, almeno negli USA scattano le manette. Il signor Lay è morto, ma il signor Enron è vivo.
Venerdì 7 luglio

Bruciate vive. In un paese della Campania due operaie muoiono bruciate vive in una fabbrica abusiva. Si chiamavano Giovanna Curcio e Anammaria Mercadante. La prima aveva 15 anni, la seconda 49. Una normale notizia di cronaca nera. Si attende la prossima.

Infarto o che altro?. Qualcuno mette in dubbio che Kenneth Lay sia morto di morte naturale e ricorda che qualche altro protagonista dello scandalo Enron è scomparso in modo che lascia adito a cattivi pensieri. L’ex presidente Clfford Baxter è stato trovato morto nella sua macchina, in un posteggio. Ufficialmente sarebbe suicidio ma un giornalista curioso ha avanzato qualche sospetto. La solita moria che segue una vicenda giudiziaria andata male? Non sarebbe né la prima volta né l’ultima.

Citazioni. Il ministro Padoa Schioppa nel documento finanziario che viene indicato come Dpef cita una frase di Kant: “Coloro che dicono che il mondo andrà sempre così come è andato finora contribuiranno a far sì che l’oggetto della loro previsione si avveri”.
Nell’Ecclesiaste, o Qohèlet, si legge: “Niente di nuovo sotto il sole” e in Sicilia si dice: “Mondo è stato e mondo è e com’è stato sarà”. Il fatalismo non è solo passivo può essere anche attivo. Ma se è certo che chi la pensa a quel modo non farà nulla per cambiare il mondo, non è detto che chi dice il contrario faccia sul serio qualcosa per cambiarlo.
Sabato 8 luglio

Extracomunitari. Non è stato ancora trovato il corpo del giovane rumeno Danj Mihalcea, imghiottito nelle fogne di Torino, clandestino assunto in nero. Le ricerche continuano. Il destino degli extracomunitari è segnato. Vengono nell’Europa di serie A per fare i lavori che nessuno dei “comunitari” vuole più fare. E se sono all’ordine del giorno le morti degli indigeni, quelle degli immigrati è già tanto se vanno a finire nelle cronache dei giornali.
Lunedì 10 luglio

L’Aida. Ieri allo stadio di Berlino è finita ai rigori e con la marcia trionfale dell’Aida. Resta il mistero della provocazione verbale di Materazzi ricambiata da Zidane con una testata non proprio regolamentare. Cosa avrà detto di così sanguinoso (terrorista? apprezzamenti per familiari di sesso femminile? Altro?) il difensore italiano all’attaccante algerino da farlo andare, letteralmente, fuori di testa? Noblesse oblige.

Civiltà cattolica. Il giornalista Farina, ciellino doc, invitato permanente a Primopiano, per gli amici “Betulla”, coinvolto nell’inchiesta sul sequestro dell’imam di Milano, tira fuori motivazioni eroiche: “Ho difeso la civiltà cattolica”. Se la civiltà cattolica ha bisogno di simili difensori è messa proprio male. Per fortuna anche il direttore del “Corriere della sera” Paolo Mieli interviene a difesa di Farina. Rifiatiamo: la civiltà cattolica è in buone mani.

La famiglia. Ieri, a Valencia, nella città delle arti e della scienza (un’altra invenzione dell’architetto Calatrava: sembra un Ufo provvisoriamente parcheggiato), celebrando la messa davanti a un milione di fedeli (assente il miscredente Zapatero), il papa ha levato un inno alla famiglia. Le parole del papa sono lucide e convincenti: non c’è niente al mondo di più bello della famiglia, anche quando tra le mura domestiche non si respira aria di paradiso. Una domanda: se la famiglia è questa meraviglia del creato perché il papa e i preti non ci fanno un pensierino? Se si togliesse il voto di castità, che non pare sia prescritto dalle Scritture, fioccherebbero le vocazioni sacerdotali e diminuirebbe drasticamente il numero dei pedofili.
E, dato che ci siamo, perché non concedere il sacerdozio alle donne? Una di loro, la Madonna, è la quarta persona della Santissima Trinità, ma non può dire neppure messa, come un prete qualsiasi. Mistero del machismo.
Martedì 11 luglio

Fuori e dentro. Scarcerato, per “mancanza d’indizi” il sindaco diessino Gueli, arrestato il forzista Mercadante, neoeletto all’Assemblea regionale. Il primo accusato di concorso esterno, il secondo, medico radiologo, di associazione mafiosa, per i suoi rapporti con Provenzano. Nella storia della mafia i medici hanno un posto d’onore e non sembra che siano intenzionati a mollarlo.
Tra arresti e scarcerazioni si pone un problema, vecchio e finora irrisolto: una giustizia seria ha proprio bisogno di manette, flash di fotografi e carcerazioni preventive?

VIVE LA FRANCE! L’ex ministro e attuale vicepresidente del Senato Calderoli, un’autentica vergogna nazionale, commenta a suo modo la vittoria dell’Italia: ha vinto una squadra formata da lombardi, veneti, piemontesi, calabresi (bontà sua!) contro un’altra formata da negri, islamici e comunisti. Se è così, VIVE LA FRANCE!

Tatuaggi. I corpi dei campioni del mondo ostentano tatuaggi su tutti i pori. Non si sa se ammirare di più la grazia delle forme o la profondità dei contenuti. Con testimonial così prestigiosi chi potrà resistere alla tentazione di fregiarsi delle insegne della barbarie?
Mercoledì 12 luglio

Festino 2006. Si presenta il mio libro sul festino. Forse qualcuno dei 50 o 60 presenti si sarà convinto che non c’è stato nessun miracolo, che la peste del XVII secolo finì due anni dopo la cosiddetta “inventione” delle reliquie (mai analizzate) di una santa di cui non si sa quasi nulla. Ma il mito resiste, perché il 99 per cento dell’umanità ha bisogno di credere in qualche miracolatore. E se non c’è, se lo crea, a sua immagine e somiglianza.
Venerdì 14 luglio

Titoli dai giornali: “Israele-Libano, una giornata di guerra”. E gli altri 365 giorni in Medio Oriente cosa sono? Il problema è: quanti morti? Un dettaglio statistico: morto più, morto meno.

Onore 2006. In Turchia le donne, anche per un bacio, sono “invitate” a suicidarsi, perché le famiglie si sentono disonorate. Le donne eseguono. Per facilitare l’ammissione della Turchia, l’Europa ripristini, o introduca, il delitto d’onore.

Donne elettrici. In Kuwait le donne hanno votato per la prima volta. Hanno votato solo candidati maschi (nessuna donna è stata eletta) e islamisti di sicura fede, che hanno in programma di togliere alle donne qualsiasi diritto, anche quello di votare. La schiavitù, prima che nelle leggi, nei libri sacri, nelle vesti, è nei cervelli.
Sabato 15 luglio

Calciopoli e la guerra. Sul “Corriere della sera” e sulla “Stampa” le prime pagine sono tutte dedicate alla sentenza su Calciopoli. La guerra è a pagina 10.

Graduatorie. A Palermo, in alcuni negozi sono comparse delle magliette con la scritta: MAFIA MADE IN ITAY. A quanto pare vanno a ruba. Proteste di familiari di vittime, di magistrati, di politici, tra cui il presidente della Regione Salvatore Cuffaro, sotto processo per favoreggiamento, che propone di mettere sulle magliette la scritta da lui coniata: LA MAFIA FA SCHIFO. Nella graduatoria della spudoratezza Cuffaro rimane in testa.
Domenica 16 luglio

Partita. Tra Israele e Libano si gioca la partita tra il Dio degli eserciti e il Partito di Dio. Ogni morto è un goal. Finora è pareggio. Anche qui finirà ai rigori?

Segreti. Il direttore del SISMI Nicola Pollari, interrogato per il sequestro dell’imam di Milano si appella al segreto di Stato. Da Portella della Ginestra a oggi quanti segreti ha lo Stato italiano? Bisognerebbe riscrivere l’articolo 1 della Costituzione: “L’Italia è una repubblica fondata sul segreto di Stato”.

G8. A San Pietroburgo, l’ex Leningrado, si conclude l’ennesimo vertice dei G8. La decisione più interessante riguarda il menu dei pranzi e delle cene.

Mediatori. Prodi propone che a mediare tra Israele e Libano sia l’Iran. Come dire: chiedere al piromane di fare da pompiere.

Anacronismi. Il presidente Napolitano dichiara che nella sinistra italiana ci sono “gruppi anacronistici”. Un dirigente dei comunisti italiani replica: “anacronistica è la guerra”. Napolitano rispolvera la vecchia teoria del Pci secondo cui alla sua sinistra c’erano solo estremisti e pidocchi.
Ma i pacifisti facciano di tutto per condizionare Prodi ma non stendano la corsia rossa per il ritorno di Berlusconi.

Tifoso. Il ministro della Giustizia Mastella parla “da tifoso” e dichiara che Berlusconi, presidente del Milan, ha avuto partita vinta perché l’ha buttata in politica e ha intimidito i giudici e che il verdetto per Calciopoli minaccia la credibilità del calcio italiano, reduce dal trionfo di Berlino. Mastella può fare benissimo il tifoso ma chi ha avuto la brillante idea di nominarlo ministro della Giustizia?

Bipartisan. Su “Liberazione” un versetto dal Libro di Giuditta: “Il Signore è il Dio che stronca le guerre”. Nella Bibbia si trova di tutto e Dio è insieme Principe della pace e Dio degli eserciti. Un classico esempio di essere bipartisan.
Lunedì 17 luglio

Antimafia, ufo e stimmate. A Palermo, questa sera, nella sede del Rettorato, incontro-dibattito organizzato dalla Facoltà di Lettere dell’Università e dalla rivista Antimafia 2000. Partecipano, tra gli altri, quattro o cinque magistrati. A gloria dell’antimafia c’è chi pensa di imitare il direttore della rivista, dedicandosi alla contemplazione degli Ufo, in attesa delle stimmate.

Infarto. A San Cipirello, provincia di Palermo, muore d’infarto un imprenditore che ha visto bruciare gli automezzi della sua impresa. Anche questa una normale notizia di cronaca siciliana.

Prodotti culturali. Le magliette con la scritta MAFIA sono state ritirate dalle vetrine di Palermo. In compenso giungono notizie su altri prodotti di successo della mente umana. In Francia un videogame che simula tutte le nefandezze di questo mondo (assassinii con corpi a mille pezzi, teste che esplodono e altri orrori) ha venduto 4 milioni di copie, secondo tra i “prodotti culturali” del mercato nazionale. Qualche psichiatra parla di “sfogo catartico”. Anche gli psichiatri “si sfogano” comprando questi prodotti?

Guerre italiche. Oggi 10.000 tassisti manifesteranno a Roma. Ma era proprio necessario che il primo passo del governo Prodi dovesse essere la guerra ai poteri forti che monopolizzano i taxi?

Mortificazioni. Non si trova il banchiere dell’ Gianmario Roveraro, scomparso dall’8 luglio. I giornali, assieme alle notizie sullo scomparso, pubblicano servizi sull’organizzazione fondata da Josemaría Escrivá, santificato da Giovani Paolo II che detiene il record assoluto delle santificazioni. L‘Opus non gode di buona fama per le sue simpatie per il franchismo e per il culto del dio potere. In un libro pubblicato recentemente in Italia (John L. Allen, Opus Dei: La vera storia), l’autore, che pure non nasconde la sua simpatia per l’organizzazione, dedica alcune pagine a un particolare, spesso richiamato nel fortunato romanzone di Dan Brown: la mortificazione. I membri dell’Opus praticano la mortificazione corporale, utilizzando vari strumenti di cui viene indicato il prezzo: le discipline di corda per l’autoflagellazione costano 9,85 euro; i cilici per la parte superiore del corpo vanno da 6 a 11,85 euro, a seconda del numero delle strisce con punte aguzze; anche il prezzo per i cilici per gamba o per braccio varia a seconda delle strisce (da 3,90 a 7,90 per i primi, da 2 a 3,95 per i secondi); la croce puntata per il petto si vende a 5,90.
Non è che il banchiere sia scomparso per sottrarsi a queste pratiche meritorie, regolarmente quotate in borsa?
Mercoledì 19 luglio

Schiavi postmoderni. Decine di polacchi sono venuti in Italia per lavorare 15 ore al giorno nei campi in condizioni di vera e propria schiavitù: pagati 2 euro al giorno, mangiavano pane e acqua, alloggiati in baracche senza luce, guardati a vista da kapò armati. Sono gli schiavi del terzo millennio, assieme a milioni di altri. Si parla di più di 12 milioni., ma circolano cifre molto più alte (27 milioni). La globalizzazione riscopre e rilancia le vergogne più antiche e più redditizie, dal lavoro senza diritti e sottopagato alle donne e ai bambini usati come oggetti sessuali. Un altro aspetto della modernità.

Consigli per i ladri. A Brindisi un uomo è morto annegato e qualcuno ha rubato soldi e vestiti del morto e dei soccorritori. Per ladri professionisti o dilettanti vogliosi di apprendere, non c’è occasione migliore.

Visite. Visita graditissima in casa mia. Viene un ufficiale giudiziario a notificarmi il precetto a pagare, entro dieci giorni, la somma di euro 15.608,13 in esecuzione della condanna nella causa civile intentatami dall’ex ministro democristiano e ora senatore dell’Udc Calogero Mannino, per averlo “diffamato” pubblicando in un mio libro un testo anonimo che lo accusava di nefandezze varie, che ho inequivocabilmente giudicato di mano mafiosa o affine. I magistrati l’hanno pensata diversamente e hanno dato ragione al politico che sosteneva che io avevo “fatto mie” le accuse dell’anonimo. In compenso hanno valutato la sua onorabilità poche migliaia di euro. Comunque, per chi come chi scrive vive di pensione, e assieme alla moglie dedica quasi tutto quello che ha a tenere in piedi un Centro studi che va per i trent’anni ed è totalmente autofinanziato, sono già tante.
Nella campagna per la libertà di ricerca e di stampa, avviata dopo la condanna in primo grado di Claudio Riolo e mia, in cause, sempre civili, intentate da Francesco Musotto e da Mannino, abbiamo proposto che invece di andare in tribunale per questioni del genere si vada presso un giurì d’onore e invece di sanzioni pecuniarie si disponga la ristampa, con correzioni, integrazioni, repliche ecc. ecc., ma evidentemente a qualche “diffamato” va bene così. E poi si fa una bella figura dichiarando che i soldi “finiranno in beneficenza”.
Rimane un problema, ma i magistrati non se lo sono posto. Musotto è stato rieletto presidente della provincia ed eurodeputato, Mannino è senatore. Quale danno gli abbiamo fatto Riolo e io? Se per molti mesi sono stati in carcere preventivo, accusati per rapporti con la mafia (incriminazioni che non sono nate da quanto ha scritto Riolo nel suo articolo e io nel mio libro), si ponga la questione dell’uso della carcerazione preventiva. E anche qui non si risolva tutto con il risarcimento in denaro.
Giovedì 20 luglio

La partita continua. Oggi nella guerra Israele-Libano, 300 morti arabi e 30 israeliani. A quanto pare non finirà ai rigori. Jahwè è più forte.

Alla ricerca dell’estorsore. Il titolare dei grandi magazzini Migliore di Palermo ha dichiarato che pagava il pizzo, prima poco (solo 12 milioni di lire all’anno), poi di più (20.000 euro). E quando è morto l’esattore, è andato in cerca del successore. Cosa nostra da qualche tempo ha qualche vuoto e non sempre la comunicazione sui rimpiazzi arriva in tempo. Per fortuna gli estorti sanno a chi rivolgersi per continuare a fare il loro dovere.
Venerdì 21 luglio

Dimissioni. Paolo Cacciari si dimette da deputato. Per coerenza con le sue idee non può votare per la continuazione della missione in Afghanistan e preferisce togliere le tende. Coerente. Dignitoso. Ma quando si candidava con Rifondazione non sapeva che il partito avrebbe appoggiato il governo Prodi e non sapeva che Prodi tutto è meno che un rivoluzionario? O lui e gli altri pacifisti irriducibili pensavano che fosse un altro Kerenskij?
Si dice: chi semina vento, raccoglie tempesta e il partito di Bertinotti per anni ha agitato tutte le bandiere dell’antagonismo, poi ha deciso di andare al governo portandosi le bandiere, con una spolverata di nonviolenza. Ora si accorge che il “partito di lotta e di governo” non esiste. È un ossimoro. Troppo tardi.
Sabato 22 luglio

Finanzieri. Il finanziere Roveraro è stato trovato. Ucciso, fatto a pezzi. Da un altro finanziere (o faccendiere?) a cui aveva consigliato un ottimo affare, poi finito male. Alla letteratura sul capitale finanziario e sulla finanziarizzazione bisogna aggiungere un nuovo capitolo: quello dell’uccisione del socio o del concorrente o del consulente e dell’impiego della motosega per sezionarne il cadavere. A quando un’appendice sul cannibalismo?

Suicidi. Si è ucciso, buttandosi da un cavalcavia, Adamo Bove, ex poliziotto impegnato in indagini sulla camorra, poi dirigente della sicurezza, era stato interrogato sulle intercettazioni telefoniche nell’inchiesta sul sequestro di Abu Omar. Si indaga su una probabile istigazione al suicidio. Nel caso che venga accertata, diremo che i servizi il cannibalismo lo praticano già. Sono sempre all’avanguardia.

Il ponte. Il presidente della Regione siciliana Cuffaro nelle sue dichiarazioni programmatiche ha assicurato: il Ponte sullo Stretto si farà, anche se il governo nazionale è contrario: “Se Roma dirà di no, chiederemo i soldi ai privati”. I privati mettono già mano al portafoglio. I finanzieri di Cosa Nostra tacciono, ma tutti sanno che i soldi sono pronti e per saperlo non occorrono comunicati stampa.

E gli altri? Il giovane ghanese Thomas Appiah, immigrato a Palermo, senza permesso di soggiorno, ha messo ko un rapinatore che esercitava la sua professione presso un supermercato. Tanti elogi all’immigrato e come ricompensa gli sarà dato il permesso. Bene. E tutti gli altri che non hanno la fortuna di sventare rapine e mettere fuori gioco rapinatori?
Domenica 23 luglio

Tutti a Roma? Al vertice di Roma che si terrà mercoledì prossimo per discutere della guerra in Libano, ci saranno tutti: Kofi Annan per ricordare che l’Onu c’è ancora, Condoleeza Rice per gli Stati Uniti, Massimo D’Alema per l’Italia, qualcun altro per l’Europa, ci saranno i libanesi, altri rappresentanti di Paesi arabi, ma non ci saranno né Israele né gli hezbollah, né la Siria né l’Iran, che pure di questa ennesima guerra qualcosa devono sapere.
Tutti ci auguriamo che l’incontro di Roma non sia un buco nell’acqua, ma Vicino e Medio Oriente sono da molti anni in alto mare. E non basta un salvagente per portare a riva i protagonisti di una guerra senza fine.

Antisemitismo. L’umanità intera, e in particolare i cosiddetti cristiani, hanno con gli ebrei un debito che non sarà mai pagato adeguatamente. Duemila anni di persecuzioni, culminate, prevedibilmente, nell’Olocausto. Ma non si dica che qualsiasi critica all’operato di Israele, prima e ora (per liberare i soldati sequestrati e per difendersi dagli hezbollah era proprio necessario bombardare il Libano?) abbia qualcosa da spartire con l’antisemitismo. Anche se – lo sappiamo – ogni occasione è buona per il risveglio del mostro.

Sicilianite. Non passa giorno che non si legga o ascolti la solita lamentazione sulla Sicilia e sui siciliani. Per carità: ci sono mille ragioni per dire di mali antichi, moderni e postmoderni. Ma non ci si illuda: la Sicilia non è un’isola, nonostante le geografia, né un mondo a sè. E non è vero che qui si sia precipitato tutto il male del mondo, dalla mafia a tutto il resto. Ci sono parole che bisognerebbe demistificare. Se il sicilianismo (tutto i mali vengono da fuori, dallo Stato, dal Nord, noi siamo soltanto vittime, obbligate a chiedere congrui risarcimenti) è un’ideologia filomafiosa, se la sicilitudine è un’invenzione letteraria con qualche aggancio nella realtà ma pure molto di autocompiacimento, al limite morboso, parlerei di sicilianite per una sorta di sindrome depressiva, che vuole la Sicilia concentrato di tutti i vizi mentre al di là dello Stretto fiorirebbero i giardini delle virtù. Anche in occasione delle ultime elezioni, politiche e regionali, con la vittoria del centrodestra, si è tirato fuori un vecchio armamentario: da noi il voto non è libero, siamo irredimibili, inguaribilmente legati al clientelismo ecc.ecc.
Bisognerebbe sapere che la realtà è più complessa delle semplificazioni correnti. Che in Sicilia abbiamo avuto e abbiamo la mafia ma pure un movimento contadino che è stato il movimento di massa più grande d’Europa, o tra i più grandi; che negli ultimi anni qualcosa si è cercato di fare e che magistrati siciliani hanno espresso capacità tra le più alte che si ricordino e nonostante tutti gli sforzi per distruggere, sporcare, inquinare, rimane nell’isola uno dei patrimoni culturali e ambientali più ricchi del pianetino. Senza rientrare nel sicilianismo e nella sicilitudine (non siamo né le vittime del complotto mondiale né il paradiso abitato da demoni né gli esistenzialisti del Mediteraneo) dovremmo imparare a curare la sicilianite con l’iniezione di dosi massicce di realtà. Senza orgogli infondati e senza ugualmente infondati complessi di inferiorità.
Per quanto riguarda le elezioni, invece di biascicare lamentazioni, basterebbe interrogarsi su un fatto: le sinistre non vincono in Sicilia dal 20 aprile del 1947. Due piccoli partiti, diretti da giovanissimi, tolto qualcuno, vinsero perché erano alla testa delle lotte contadine. Dopo ci sono stati più di un milione di emigranti e da allora partiti di sinistra e sindacati sono minoritari. I contadini non ci sono più, ma cosa hanno da dire le attuali forze politiche del centrosinistra a centinaia di migliaia di disoccupati e di precari, che per sopravvivere si rifugiano nel clientelismo, prima democristiano e ora cuffariano-berlusconiano? Per capire il voto bisognerebbe porsi queste domande. E scusate se è poco.

Tutto qui. Altri morti nel Mediterraneo, in vicinanze delle coste siciliane. Non c’è stato un naufragio. Semplicemente, sono stati buttati in acqua. Non sapevano nuotare e sono annegati. Tutto qui.
Martedì 25 luglio

Fiducia. Al Senato si va avanti a colpi di fiducia. Fiducia per il decreto sulle liberalizzazioni, fiducia per la missione in Afghanistan, fiducia ogni volta che si mette piede a palazzo Madama, con una maggioranza risicata, insidiata dai dissidenti e dagli acciacchi dei senatori a vita. Fino a quando? Per cinque anni?

Patti. Il ministro Di Pietro non vuole che l’indulto riguardi i reati di corruzione e contro la pubblica amministrazione. Come dire: Previti, Parmalat, i furbetti del quartierino (ma ci sono pure, tra i “beneficati”, gli scambiatori di voti con mafiosi). Per avere la maggioranza necessaria per fare passare il provvedimento il governo ha dovuto fare un patto con Forza Italia: la libertà per 12.000 poveracci contro quella di qualche decina di criminali di lusso, che per giunta non sono in carcere ma agli arresti domiciliari.
Questa volta Di Pietro ha ragione (difficile dargliene in altre occasioni, come la scelta di candidati per la sua lista, a cominciare da quel De Gregorio che presiede la Commissione Difesa con i voti del centrodestra) e il governo sta facendo di tutto per incartarsi, un’altra volta, con le sue mani.

Mercoledì 26 luglio

Fulmini. In due giorni sette morti per fulmini a ciel sereno. Gli ultimi due: un ragazzo su una spiaggia, una ragazza in montagna. Forse nei cieli postmoderni è tornato un Giove incazzatissimo, armato di saette. E come al solito, gli dei sono ciechi.
Giovedì 27 luglio

La guerra continua. Il vertice di Roma non ha fermato la guerra. Ha ottenuto soltanto che ci sia un “corridoio umanitario” tra una bombardamento e un missile, per raccogliere i cadaveri, e, in prospettiva, una forza di interposizione delle Nazioni Unite a guardia di un cumulo di macerie che una volta si chiamava Libano.
Venerdì 28 luglio

Alla Caritas. Previti andrà ai servizi sociali. Farà il consulente per la Caritas o per Amnesty International o per qualche altra associazione con scopi umanitari. Per intanto rimane nella sua casa di piazza Farnese e, stando alle informazioni del suo avvocato, “soffre a testa alta. Il dolore non lo piega. Studia. Fa ginnastica, consuma pasti leggeri, si tiene in forma”. La Caritas, Amnesty e le associazioni a scopo umanitario sono avvertite.

Serrata. Dopo i tassisti, i farmacisti. Da oggi fanno la serrata. A oltranza. Il ministro Bersani li attende a piè fermo. L’aspirina al supermercato è in pericolo.

Spettacoli. Chi presiederà la Commissione antimafia? Aspra contesa tra Ds, Rifondazione e Italia dei valori, attizzata anche dal voto per l’indulto. I mafiosi attendono. Per adesso si godono lo spettacolo.