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Giovanni Orcel: una nota biografica

Umberto Santino

Giovanni Orcel: una nota biografica

Giovanni Orcel nacque a Palermo il 25 dicembre 1887 da Luigi, impiegato, e da Concetta Marsicano, casalinga. Il cognome Orcel avrebbe origine francese o catalana. Dai registri anagrafici risultano altri cinque fratelli, nati dopo Giovanni, ma forse il maggiore dei fratelli era Ernesto, che fonti di polizia indicano come promotore del Fascio dei lavoratori di Cefalù.
Giovanni, date le modeste condizioni della famiglia, dopo la licenza elementare non potè frequentare le scuole superiori e imparò il mestiere di tipografo compositore. Giovanissimo comincia a frequentare la Camera del lavoro di via Montevergini, inaugurata il 1° settembre 1901, dove la linea dominante era quella riformistica e moderata, e ben presto si dedica all’attività sindacale e politica.
A Palermo dal 1896 c’era un circolo del Partito socialista, d’ispirazione riformista, guidato da Alessandro Tasca e Aurelio Drago. Successivamente si era costituita la Federazione socialista palermitana guidata dal dirigente dei Fasci Rosario Garibaldi Bosco, che dapprima si riconosceva nella corrente rivoluzionaria ma poi passerà su posizioni moderate. Orcel organizza la Lega dei Lavoratori del libro e aderisce al gruppo formatosi attorno ai giornali “La Fiaccola” e “Il germe”, di ispirazione rivoluzionaria e antimilitarista. I socialisti che si opponevano al riformismo erano denominati “intransigenti”, e tra essi c’erano Nicola Barbato, storico dirigente del Fasci siciliani, e Nicola Alongi., dirigente del movimento contadino.
Nel settembre 1910 sposa civilmente Rosaria Accomando, che dopo l’assassinio del marito indicherà i probabili responsabili del delitto.
Lo scontro tra i socialisti riformisti e rivoluzionari era destinato ad aggravarsi e Orcel è uno dei protagonisti delle polemiche che in occasione delle elezioni contrappongono i candidati del “socialismo ufficiale” a quelli dei seguaci di Tasca. Prima della guerra dirige il settimanale “La riscossa socialista”, su posizioni pacifiste, è impegnato nel tentativo di affermare una linea classista nella Camera del lavoro, di cui faceva parte la Lega dei tipografi, nonostante le posizioni moderate della CGdL (Confederazione generale del lavoro), a cui la Cdl palermitana aderiva. Nel 1914 parte per partecipare come rappresentante dei tipografi a un convegno socialista che si svolge a Lipsia, ma non riesce ad arrivarvi a causa dello scoppio della guerra e si ferma a Torino, dove prende contatti con esponenti sindacali e politici. Nel 1917 viene chiamato alle armi e inviato prima a Taranto e poi a Roma.
Nel marzo del 1919 viene eletto all’unanimità nella segreteria della Fiom, il sindacato che raccoglieva gli operai metallurgici e affini, prima come vicesegretario e poi come segretario generale. La Fiom durante la guerra era diventata l’avanguardia del movimento sindacale palermitano, per la resistenza contro il peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, e contava 2000 iscritti, una cifra altissima se si tiene conto dei livelli di sindacalizzazione di allora.
Nel dopoguerra la Fiom, con la guida di Orcel, è impegnata nella lotta contro il carovita, per gli aumenti salariali, agganciati al costo della vita, per le otto ore, per il riconoscimento del ruolo del sindacato in fabbrica con la costituzione delle commissioni interne. Nel 1919, con la nuova legge elettorale, proporzionale con collegio provinciale, Orcel, che ha sempre coniugato attività sindacale e impegno politico, è particolarmente attivo nella battaglia interna al mondo socialista, che, sull’onda della rivoluzione russa, si sposta in gran parte su posizioni massimaliste, anche se a Palermo l’influenza di Tasca e Drago è sempre fortissima. Nelle liste elettorali dei “socialisti ufficiali” c’era una massiccia presenza di operai e contadini, accanto a Nicola Barbato.
I risultati elettorali furono deludenti (nessuno dei candidati fu eletto) e la controffensiva degli agrari e dei mafiosi fece ricorso alla violenza. Nel 1919 furono uccisi Giovanni Zangara, dirigente contadino e assessore della giunta socialista a Corleone (31 gennaio), Giuseppe Rumore, segretario della Lega contadina di Prizzi (22 settembre), mentre a Riesi l’8 ottobre le forze dell’ordine, per ordine del commissario Messana, spararono sui contadini in lotta per la riforma agraria, uccidendone 11.
Nel 1919 esce un foglio della Fiom, diretto da Orcel, intitolato prima “La dittatura operaia”, poi “La dittatura del proletariato” e infine “Dittatura proletaria”. Le posizioni sono nettamente protocomuniste, facendo esplicito riferimento all’esperienza sovietica.
In Sicilia si sperimentano, grazie alla collaborazione tra Alongi e Orcel, le prime forme di unità tra lotte contadine e lotte operaie. Nel febbraio del ’19 al Congresso regionale dei contadini si erano gettate le basi per un’azione comune e nei congressi regionali socialisti Orcel ribadì la necessità di un fronte comune.
Il 29 febbraio 1920 viene ucciso a Prizzi Nicola Alongi. Il 7 luglio a Randazzo le forze dell’ordine sparano ancora sui contadini: 9 morti e vari feriti. Accanto alle forze dell’ordine operano gruppi nazionalfascisti e l’8 luglio a Catania ci sono 6 morti tra i partecipanti a un comizio dei dirigenti socialisti Maria Giudice e Giuseppe Sapienza. A settembre nella frazione Raffo di Petralia Soprana sono uccisi i contadini Paolo Li Puma e Croce Di Gangi, consiglieri comunali socialisti. Il 3 ottobre a Noto è ucciso il sindacalista socialista Paolo Mirmina.
Nel 1920 il conflitto tra operai e industriali si acuisce. A maggio nel congresso nazionale di Genova la Fiom definisce la sua piattaforma ma ci sono diversità di vedute con gli altri sindacati anche se nel confronto con il padronato c’è una certa unità sui punti di fondo: miglioramenti salariali, collegamento del salario reale con il carovita, periodo di ferie retribuito, sistema di retribuzione unico per tutto il paese (in Sicilia i salari erano molto più bassi che nel Nord), messa in discussione del cottimo, abolizione del lavoro straordinario.
I sindacati ricorsero all’ostruzionismo, cioè al rallentamento delle attività produttive. Nell’estate del 1920 una raffica di licenziamenti e sospensioni (300 operai al Cantiere navale, 200 della ferriera Ercta), in particolare degli aderenti alla Fiom, rende ancora più duro lo scontro tra padronato e lavoratori. Nei primi giorni di settembre gli operai occupano il Cantiere navale, presidiato dalle forze dell’ordine, e avviano l’autogestione. Gli operai continuano la produzione per fare fronte alle commesse e a una delle navi in allestimento si dà il nome di Nicola Alongi. Si costituisce la Commissione interna e si organizza un servizio d’ordine (“le guardie rosse”). La prospettiva rivoluzionaria si coniuga con la concretezza dell’azione e questa è stata per tutto il corso della sua attività una costante dell’operato di Orcel.
All’occupazione del Cantiere segue quella della ferriera Ercta, dove si replica l’esperienza di autogestione operaia. In fabbrica entrano i familiari degli operai per portare gli alimenti e ci sono anche momenti di relax al suono di strumenti musicali. Si organizza una cooperativa di consumo per le famiglie degli operai. L’impegno di Orcel è eccezionale, cerca di opporsi all’accordo nazionale della Fiom con cui si mette fine alle occupazioni, ma il 29 settembre anche gli operai palermitani lasciano il Cantiere. Come Orcel aveva previsto, i padroni non rispettano gli accordi e si batte per la loro applicazione ma viene isolato all’interno del sindacato: i riformisti lo accusano di avere portato gli operai allo sbaraglio, mentre sono stati proprio loro ad avere tentato con tutti i mezzi di fiaccarne la resistenza. Orcel comunque non demorde e propone la sua candidatura alle prossime elezioni provinciali. Ma il 14 ottobre lo attendeva il pugnale del sicario. Muore nella notte tra il 14 e il 15, anche per la mancata assistenza all’Ospedale San Saverio dove viene ricoverato: i primari non si trovano e l’infermiere che era andato a cercare uno di essi sostiene di essere stato aggredito.
Gli assassini di Orcel sono rimasti ignoti. L’inchiesta calca varie piste, compresa quella interna e quella passionale, e nonostante le denunce della moglie e dei compagni di militanza che indicano come responsabili dell’assassinio di Orcel gli stessi che hanno ucciso Alongi, non percorre adeguatamente la pista politico-mafiosa. Il mandante del delitto sarebbe stato Sisì Gristina, capomafia di Prizzi, che verrà ucciso successivamente. L’esecutore, a quanto pare ignaro della personalità della vittima, avrebbe rivelato il nome del mandante a un fratello militante comunista e sarebbe stato eliminato dalla mafia.
Che la linea Alongi-Orcel dell’unità contadini-operai preoccupasse la mafia risulta da una lettera anonima indirizzata nel novembre del 1920 a un sindacalista trapanese, Pietro Grammatico, in cui si dice: “farete la fine di Orcel”.
Su Orcel successivamente, a parte qualche articolo e qualche sporadica commemorazione, cadrà l’oblio. Il suo nome non figura nei testi più diffusi di storia della Sicilia contemporanea. A Orcel è stata intitolata la Camera del lavoro di Palermo e una sezione del Partito comunista che successivamente ha aderito a Rifondazione comunista. Nel 2007 la Camera del lavoro, la Cgil Sicilia e il Centro Impastato hanno collocato una lapide sul luogo del delitto, in corso Vittorio Emanuele.

Fonti

Giovanni Abbagnato, Vita e morte per mafia di un sindacalista siciliano. 1887-1920, Di Girolamo, Trapani 2007;
Giuseppe Carlo Marino, Storia della mafia, Newton & Compton, Roma 1998, pp. 123-126;
Umberto Santino, Storia del movimento antimafia. Dalla lotta di classe all’impegno civile, Editori Riuniti, Roma 2000, Editori Riuniti University Press, Roma 2009, pp. 147-152.