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Un centro antimafia nella casa di Badalamenti

Un centro antimafia nella casa di Badalamenti
Apprendiamo che sono stati confiscati i beni del capomafia Gaetano Badalamenti. E’ una buona notizia perché finalmente si sta avviando una prassi che separa il destino dei beni accumulati illegalmente da quello personale del mafioso che li ha accumulati. In passato, con la morte dei mafiosi o di personaggi legati alla mafia, sono stati restituiti beni di ingente valore, come nel caso delle aziende confiscate agli esattori Salvo.
Ci auguriamo che questa prassi valga in ogni caso e che le confische non si limitino ai beni immobili e aziendali ma si estendano all’immenso patrimonio finanziario.
Tra i beni confiscati a Badalamenti figurano la casa di abitazione, altri appartamenti e terreni per un valore di 100 milioni di euro. Nella ricerca del Centro Impastato, pubblicata nel 1990 nel volume “L’impresa mafiosa”, sulla base degli accertamenti in attuazione della legge antimafia risultavano facenti capo alla famiglia mafiosa di Badalamenti alcune imprese: la Sifac, la Sicula Calcestruzzi, la Sazoi poi Copacabana, l’Immobiliare B.B.P., la Berma e la Spa Investimenti, che di tanto in tanto ricevevano cospicui incrementi di capitale collegabili con le dinamiche del traffico di droga.
Nel processo alla Pizza Connection, celebratosi negli Stati Uniti dall’ottobre del 1985 al marzo del 1987, che portò alla condanna di Badalamenti a 45 anni di carcere, è emerso un giro d’affari legato al traffico di droga dell’ordine di 84 milioni di dollari, in valori di quegli anni, in buona parte depositati presso istituti bancari svizzeri (si veda il volume “The Pizza Connection, Lawyers, Money, Drugs, Mafia”, di Shana Alexander, Weidenfeld & Nicolson, New York1988).
Non vorremmo che questi e altri capitali illeciti rimanessero in eterno catalogati tra i misteri e i segreti che i vari boss, come si è detto per Badalamenti “si portano nella tomba”.
In materia di confisca e assegnazione dei beni bisognerà rapidamente voltare pagina: per l’assegnazione dei beni confiscati passa troppo tempo, in media 10 anni, e nel frattempo molti beni diventano inutilizzabili.
Di recente il governo Prodi ha nominato il magistrato Antonio Maruccia Commissario straordinario per la gestione e destinazione dei beni confiscati. Ci auguriamo che l’azione del nuovo Commissario contribuisca a rilanciare la strategia della confisca, decisiva nella lotta all’accumulazione mafiosa, incrementando i provvedimenti e snellendo le procedure di assegnazione. Purtroppo quanto è avvenuto nei giorni scorsi a Palermo, con la mancata consegna dei beni al Comune, a compimento di procedure perfezionate da tempo, non costituisce un buon segnale. Tra i beni da assegnare figurano centinaia di appartamenti che possono contribuire a risolvere il problema della casa a Palermo, per cui da anni si batte il Comitato dei senzacasa che è riuscito a portare sul terreno della lotta alla mafia bisogni popolari che prima si tentava vanamente di soddisfare con iniziative episodiche, in larga parte rientranti nella guerra tra poveri.
Non vorremmo che ritardi e dilazioni vengano dettati dalla volontà di rilanciare prassi personalistiche e clientelari che purtroppo non sono mai state archiviate e che colgono ogni occasione per tornare a rifiorire.
Per la destinazione della casa di Badalamenti sosteniamo la richiesta dell’Associazione “Peppino Impastato” di Cinisi che le venga assegnata come sede di iniziative antimafia.

Umberto Santino
Presidente del Centro Impastato di Palermo