loading...

La guerra santa del duemila

Umberto Santino

La guerra santa del duemila

“Nulla sarà più come prima”: così hanno detto e scritto in molti dopo gli attentati che hanno colpito gli Stati Uniti. Sembra una facile profezia, scaturita da una semplice constatazione di fatto, ma più che un auspicio è una minaccia. Stando a quello che abbiamo sentito, “nulla sarà più come prima” significa che si userà il pugno di ferro contro i terroristi e contro tutti quelli che li sostengono o li tollerano, che gli Stati Uniti e la Nato colpiranno durissimamente coloro che hanno ideato, eseguito o favorito un “atto di guerra”, che l’Occidente si accinge a una guerra che viene presentata come lo scontro tra il Bene e il Male. Non ci si accorge che questo è proprio quello che vogliono i terroristi, si chiamino Bin Laden o con altri nomi: andare a uno scontro di civiltà, a una “guerra santa” in cui entrambi i contendenti sono certi di incarnare il Bene e di avere di fronte non un nemico qualsiasi ma il Male in persona. Se Bush e i leaders occidentali si ritengono gli unici detentori del Potere mondiale e i custodi della Civiltà, i fondamentalisti islamici sono tanto convinti di essere loro l’incarnazione del Bene da sacrificare la loro vita con il sorriso sulle labbra. Questa vocazione al martirio più che dalla certezza del paradiso di Allah che li attende con un harem di vergini nasce da una condizione di vita fatta di umiliazioni quotidiane, che sono una leva più forte e più convincente delle delizie ultraterrene.
Se il mondo sarà sempre più preda di fondamentalismi (anche il “pensiero unico” e le altre meraviglie della globalizzazione capitalistica sono una forma di fondamentalismo), si potrà solo desiderare di cambiare pianeta. Eppure gli attentati negli Stati Uniti sono così gravi, soprattutto per il numero di vittime che hanno causato in pochi minuti, anche se purtroppo questo è l’ultimo di una lunga serie di massacri, che dovrebbero indurre a un profondo ripensamento. “Nulla sarà più come prima” dovrebbe tradursi in una volontà di capire e di rimediare. Gli attentatori vanno individuati e puniti ma la ritorsione, in nome di una rinverdita legge del taglione, e ancora di più la “guerra del Bene contro il Male”, saranno un micidiale salto nel buio.
La vera novità sarebbe cominciare a fare quello che non si è voluto fare in mezzo secolo, seminando odio e raccogliendo terrore. Il conflitto tra israeliani e palestinesi finora non si è risolto perché non c’è stata la volontà politica di risolverlo e altrettanto si può dire per tutti i focolai di guerra in molte aree del pianeta. L’Onu è soltanto un club di burocrati e la sua riforma è su un binario morto, mentre si è imposto un G8 palesemente illegittimo: i capi degli Stati più ricchi e più forti hanno il diritto di governare a casa loro ma nessuno ha conferito loro il mandato di comandare sul mondo. La Nato era sorta per fronteggiare il patto di Varsavia e doveva morire con esso, dando vita a una forza armata internazionale, non diventare la polizia mondiale a difesa degli interessi dei più forti. Il capitale è libero di circolare e gonfiarsi a dismisura confluendo con i flussi di denaro illegale e ogni giorno nelle borse vanno in fumo somme sbalorditive, mentre peggiorano le condizioni di vita della maggioranza della popolazione mondiale e si ergono mille ostacoli alla libera circolazione delle persone.
A queste miniere attingono i terrorismi del nostro tempo e, se non ci si pone seriamente questi problemi, scudi stellari, Echelon, embarghi e ritorsioni saranno più che inutili dannosi. La più grande potenza del mondo è stata invulnerabile per i missili atomici sovietici ma i suoi simboli più prestigiosi, il Pentagono e le Torri gemelle, sono stati violati e inceneriti da un manipolo di fanatici addestratisi nelle scuole americane. La Cnn e le altre televisioni possono rallegrarsi di avere realizzato la più strabiliante delle dirette e si preparano a mandare in onda lo spettacolo della rappresaglia. Tanti si sono rassegnati a fare da spettatori ma possiamo considerare una fortuna che ci sia in piedi un movimento, inadeguato e contraddittorio quanto si vuole, ma che di una cosa è certo: che se non si vuole essere complici delle ingiustizie che alimentano fondamentalismi e terrorismi, da cui può scaturire una guerra con esiti catastrofici, bisogna che ognuno faccia la sua parte, non di tanto in tanto ma ogni giorno. E questa è davvero l’ultima speranza che ci rimane.